giovedì 17 maggio 2018

REVIEW PARTY "L'isola del faro" di Abby Geni {LONGANESI}

Buon giovedì a tutti voi, amici dell'etere! Questa settimana è super ricca di appuntamenti qui sul blog!
Oggi, per voi, c'è la recensione, in occasione del Review Party, di un libro edito Longanesi ed in uscita oggi!



 

Titolo: L'isola del faro
Titolo originale: The Lightkeepers
Autore: Abby Geni
Editore: Longanesi
Genere: Giallo
Pagine: 312
Prezzo: 18,60€
Data di uscita: 17 Maggio 2018 

Attratta dal fascino della natura estrema delle isole Farallon, il remoto arcipelago al largo della costa californiana, Miranda decide di trascorrervi un anno intero per immortalare il paesaggio e gli animali che lo popolano. Miranda è infatti una fotografa naturalista che ama girare il mondo spinta anche da una costante inquietudine, originata da una ferita nel suo passato.
Quando sbarca su una delle isole, riceve un’accoglienza molto fredda da parte dei pochissimi abitanti, un gruppo di biologi impegnati nello studio della fauna locale. Circondati dalle forze che agiscono incontrastate su un luogo dimenticato dalla civiltà, i ricercatori sembrano quasi essersi adattati a quella vita, assorbendone la violenza e l’asprezza. Finché un giorno Miranda rimane vittima di una brutale aggressione da parte di uno dei ricercatori, che poco dopo verrà ritrovato morto. Apparentemente per un incidente.
Ancora sotto shock, Miranda si convince che l’isola, con la sua forza incontaminata, abbia fatto giustizia, che l’abbia vendicata. Cercherà quindi di pacificarsi con il suo passato e con quello che ha subito. Ma quando il sangue tornerà a scorrere sulle Farallon, nessuno potrà più dirsi al di sopra di ogni sospetto. 


Miranda, fotografa naturalista, decide di trascorrere un anno su una piccola isola a largo della costa californiana, per testimoniare attraverso le sue fotografie quello che è il ciclo vitale di molte specie animali che si aggirano nei pressi dell'isolotto.
Il piccolo spiazzo di terra in mezzo al mare è totalmente disabitato e privo di strutture abitative, eccezion fatta per una vecchia catapecchia adibita ad alloggio di fortuna/provvisorio per sei biologi marini, che si trovano lì per studiare la fauna del luogo, e che accolgono Miranda dandole ospitalità.
L'isola è piccola, ci sono animali ovunque e una coltre costante di nubi la sovrasta donandole un'aura spettrale ed inquietante.
Piano piano Miranda si adatta ad una routine totalmente atipica ed inizia a comprendere il mondo dei suoi coinquilini, con cui dopo un inizio freddo, inizia ad avere un rapporto più intimo e civile. Inizia a comprendere la gerarchia del gruppo, e tutti i loro campi di studio: squali, balene, leoni marini ed uccelli.
Il suo lavoro sembra procedere a gonfie vele, uno scatto dopo l'altro, e la vita sembra aver imboccato la giusta via, quando una notte, subisce una terribile aggressione nel suo letto, da parte di uno dei biologi. Lesa nella sua intimità, oltre che nella sua dignità e nella sua anima, non riesce a reagire come avrebbe voluto, e non riesce nemmeno a denunciare agli altri l'accaduto. Nessuno è a conoscenza della terribile ferita emotiva che le è stata inflitta, quando il colpevole viene ritrovato morto: i pochi indizi lasciano pensare che sia stato un incidente, ma Miranda non può fare a meno di pensare che l'isola abbia fatto giustizia per lei.
Ma la sua aggressione e la morte dell'uomo sono solo l'inizio di terribili avvenimenti che metteranno Miranda, e gli altri, davanti a milioni di dubbi: sono solo incidenti, o c'è qualcosa o qualcuno che tira i fili?


"E' sempre stato chiaro che sarei diventata un'artista: ho bisogno di immortalare il mondo che mi circonda come una balena ha bisogno di riemergere per respirare, e che io ricordi è sempre stata la bellezza a guidarmi. Ho talento e non mi faccio problemi a dirlo. La fotografia è sempre stata una certezza, la natura incognita."

Quando ho letto la trama del romanzo non ho potuto fare a meno di pensare al romanzo 'Dieci piccoli indiani' di Agatha Christie, dove un gruppo di persone, 'isolate su un'isola' apparentemente disabitata, inizia ad essere sterminato da un assassino senza volto. Il mio entusiasmo era alle stelle per questo, in quanto ho adorato il libro della Christie, ed anche se alla fine i due libri non hanno nulla che effettivamente li possa collegare, non sono assolutamente rimasta delusa da questo romanzo d'esordio di Abby Geni.

Miranda, è la nostra protagonista e la voce narrante, che affida i suoi pensieri, le sue paure, lo stress ed anche l'apprezzamento alla bellezza incontaminata del luogo ad una serie di lettere indirizzate alla madre, prematuramente scomparsa anni prima. 
La donna ci è molto vicina, è facile per il lettore percepire le sue emozioni, sentire il disagio profondo che l'attanaglia, il vuoto lasciatole dalla morte della madre; la limpidezza dei pensieri che la donna rivolge alla madre, senza filtri, funge da leva e scoperchia il vaso di Pandora che essa si porta dentro, travolgendo il lettore, come un'onda quando il mare è mosso e lasciandolo, talvolta, frastornato e confuso come, a volte, è Miranda.
Gli altri sei personaggi secondari rimangono un po' nell'ombra ed è difficile per il lettore entrare in contatto con loro, rendendo meno facile la comprensione di alcuni dei loro atteggiamenti, ma questo, a conti fatti, non toglie niente alla storia.

"Un'immagine che sembra bella sul momento dopo un paio di settimane può attenuarsi, e sulle prime può essere difficile separare la mente dalla macchina.So benissimo cosa speravo di immortalare - la luce, l'energia, l'atmosfera -, tanto che a volte, riguardando gli scatti, vedo cose che non ci sono. Vedo ciò che volevo fare anzichè ciò che ho fatto. Ho bisogno di tempo e spazio per percepire le immagini con obbiettività, come se appartenessero a qualcun altro."

Se i personaggi secondari non colpiscono in pieno viso, sicuramente la violenza che trasuda da queste pagine è capace di colpirci molto fortemente; essere accettata ed ambientarsi è un processo lento che si svolge pigramente, in netto contrasto con la comparsa della violenza dell'isola che, invece, arriva presto ed è rapida ad imporsi. 


Una serie di violenze colpisce gli abitanti dell'isola, e le domande salgono sempre più in superficie: qual è la vera natura degli uomini? Cosa ci distingue, veramente, dalle bestie?
La violenza è nella natura di tutti gli animali, e quindi anche nell'uomo, che è incapace di gestirla veramente e, a volte, ne viene investito; in una situazione ai limiti della realtà, come quella che esiste sull'isola, è facile farsi sopraffare ed essere risucchiati da una spirale di violenza, dolore e perdita.
L'attenzione dedicata dall'autrice a questo particolare tema è lodevole, la violenza ed il male si respirano e sgorgano fuori dalle pagine, e spesso questo mi ha lasciato un senso di inquietudine dentro; inquietudine incrementata anche grazie a tracce magistralmente lasciate sul percorso dall'autrice, che fanno quasi percepire la presenza di spiriti e fantasmi su quella che viene anche chiamata 'Isola dei morti'. Solo impressioni e suggestioni, o possibile realtà?
Le ambientazioni sono straordinarie e le descrizioni degli animali e dei loro cicli vitali dimostrano che da parte dell'autrice ci sia stata anche una ricerca attenta ed uno studio profondo, sui quali costruire una storia misteriosa intelligente, intrigante e coinvolgente. L'isola, e l'arcipelago di cui fa parte, ha un equilibro ed un'autosufficienza tutta sua, e tutto vortica attorno alla vita nel mare.
Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita teletrasportare sull'isola, e sentivo quasi il bisogno di indossare delle protezioni, come quelle usate dai protagonisti, per salvaguardarmi dagli attacchi degli animali.


La scrittura dell'autrice è coinvolgente, toccante e capace di toccare l'anima non solo dei protagonisti ma anche dei lettori stessi; Abby Geni è stata capace di farmi percepire il senso di vuoto derivante dalla solitudine dell'isola, dalla durezza del mondo e dall'assenza di pietà facendomi sentire a tratti spaesata. Questo è sicuramente quello che mi piace di certi libri, ti arrivano dentro e ti colpiscono dove sei più vulnerabile, aiutandoti a risanare anche le tue ferite.
L'autrice però non si limita a toccare pochi temi importanti, ma anzi crea una trama capace di intrecciare diverse tematiche di un certo peso quali la perdita derivante dalla scomparsa delle persone che ci sono vicine, la ricerca di un recupero ed una redenzione, la violenza psicologica e fisica perpetrata ai danni di esseri umani come noi, la compassione e l'amicizia, l'omosessualità, i fantasmi; tutto questo finisce nel calderone magico della Geni che crea una storia degna di essere letta, apprezzata ed amata.
"Il dolore e il trauma sono alla base dell'arte"

4,25 ★ su 5

SE LA MIA RECENSIONE NON E' ANCORA RIUSCITA A CONVINCERVI, SONO SICURA CHE LO SAPRANNO FARE LE ALTRE BLOGGER, CHE HANNO PARTECIPATO AL REVIEW PARTY, CON LE LORO!


Un ringraziamento particolare a Sandy de La Stamberga D'Inchiostro per averci regalato dei banner così belli, oltre che averci permesso di leggere questo romanzo!

Chiara

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